Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione

L’arte di arrangiarsi con Arte

26/11/2020
14:23
 

Senza dubbio sono i migliori. Per questo quando raggiungono l’apice li chiamano Maestri, laddove per Maestro si intende – come da dizionario – “il maggiore, il più forte”.
Da sempre gli artisti dimostrano una forza speciale: più dei generali in battaglia, dei politici in rampa di lancio, degli scienziati sotto esame. Sono quelli che nei momenti in cui al resto degli Umani viene chiesto un cambio di passo, spiccano direttamente il volo. Schizzano via, a osservare dall’alto quello che succede, per averne una visuale compiuta. Poi tornano giù, in picchiata, regalandoci splendide sintesi concettuali di quanto hanno visto e compreso, ad uso e consumo di chiunque voglia farne tesoro. Credo abbia a che fare con l’ispirazione, ma questa sarebbe un’altra storia.

La storia che racconto qui ha invece a che fare con i viaggi (e col mestiere di costruirli), perché è dall’Ente Olandese per il Turismo che arriva la notizia della nuova installazione artistica accesa nei cieli di Eindhoven. “Nel suo genere – sottolineano - la più grande opera mai realizzata”.

Il titolo - si badi - è Connecting the Dots; copre più di 80 km2 e comprende più di 1.500 lampade a LED distribuite in 600 luoghi, 1.000 punti luce rossi nel cielo ciascuno di 90 cm di diametro e più di 20.000 puntini rossi alle finestre. “Questi punti - spiega l’Ente - simboleggiano quella ricerca di connessione di cui tutti sentiamo oggi fortemente il bisogno”. In effetti, se fino a un anno fa il traguardo più ambito era la disconnessione, oggi è invece il suo contrario a confortarci. E chi fa comunicazione – anche turistica – non potrà non tenerne conto. Non è infatti un caso che i messaggi pubblicitari ultimamente partoriti anche dalle grandi multinazionali mirino a rimarcare lo stesso concetto disegnato nei cieli di Eindhoven: resteremo ancora per qualche tempo puntini separati, ma non isolati.

Lasciate alle spalle le immagini estive di viaggiatori solitari affamati di aria salubre, la comunicazione turistica dovrà ora puntare su immagini che evochino il concetto della connessione, intesa ovviamente come connessione tra Umani, e dunque empatica, anche se distanziata. Quello che intendo potete vederlo in questo spot, ma anche in questo e ancora in questo, tutti raccolti e magistralmente commentati dal creativo Paolo Iabichino in un articolo che mi permetto di consigliare.
L’obiettivo di queste narrazioni è lavorare sul trauma, trasformandolo in espressione artistica, una soluzione più volte richiamata in questi mesi dallo psicanalista Massimo Recalcati, che invita a “trasformare la ferita in poesia, in modo generativo. E in modo inaudito. Come fanno gli artisti”. Tutto questo ai fini di un ultimo, coraggioso sforzo collettivo verso un futuro che tornerà ad assomigliare al passato, come anticipato in quest’altro spot. In una grande opera di solidarietà umana “volta – proprio come specificano gli autori di Connecting the Dots – a ricordarci che nessuno di noi in questo strano tempo è davvero solo”.


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