Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione

Caramelle non ne voglio più

14/01/2014
14:21
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Ci sono molti modi di fare comunicazione nel turismo. Alcuni attualissimi, rigorosamente 2.0 e crowdsourced, altri lievemente impolverati ma tuttora proficuamente fruibili, e altri che sarebbe vivamente consigliato riporre una volta per tutte in soffitta.

A quest’ultima categoria appartiene lo spot camuffato da reportage televisivo, confezionato con l’illusione di lasciare a bocca aperta uno spettatore ipoteticamente permeabile a suggestioni lessical-iconografiche di superata ingenuità (guarda il video).

Per i professionisti del marketing meno aggiornati, si segnala che l’estinzione di questa nicchia di utenza è stata in queste ore ufficialmente decretata dal ministro del turismo del Québec, cui non è affatto piaciuto il servizio sullo Stato canadese recentemente apparso su TF1, uno dei primi canali televisivi di Francia per numero di ascolti.

Sulle immagini nulla da ridire ma, ha dichiarato pubblicamente il responsabile del dicastero, il testo è ridondante di cliché usurati, che non aggiungono alcuna novità all’immaginario del potenziale turista.
Ora: quando l’esortazione al nuovo arriva da un funzionario pubblico, significa che si è già fuori tempo massimo. Di molto. E che è il caso di attivarsi.

“Panorami mozzafiato”, “imperdibili vedute” e “angoli di natura incontaminata” dovrebbero – insieme ad innumerevoli altre locuzioni similari - definitivamente sparire da brochure, cataloghi, siti web e servizi giornalistici. Il turista 2.0, iperinformato e iperconnesso, rifugge ormai ogni genere di promessa vuota e melensa, di cui peraltro – come la vicenda canadese insegna - i territori non vogliono più farsi complici.

Quello che si pretende, anche nel mercato dei viaggi, è informazione: agile, utile e, soprattutto, veritiera.

Nessuno vuole più caramelle. Ed è tempo che anche i comunicatori se ne facciano una ragione.

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