Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione

Le traduzioni barbariche

17/02/2014
14:16
 

Con il sopraggiungere delle grandi fiere internazionali di settore, torna a riproporsi l’annoso problema della produzione dei materiali di comunicazione in lingua straniera.

La premessa non vuole affatto dare la stura all’usuale piagnisteo sulla scarsa confidenza di noi italiani con gli altrui idiomi, bensì segnalare la leggerezza con cui alcuni potenziali stakeholder stranieri reputano di poter entrare in contatto con l’italico popolo degli operatori del settore semplicemente affidandosi ai traduttori online.

“Volevamo avertirvi che XXX sara presente all borsa del turismo”, oppure “Vi invitiamo sull nosto stand” sono solo alcuni esempi – assolutamente reali, lo garantisco – degli infelici messaggi di invito piovuti nelle caselle di posta di noi addetti ai lavori in questi giorni.
Il fatto ancora più incredibile è che con altrettanta sguaiata disinvoltura spesso si proceda alla preparazione di dépliant, cataloghi, comunicati stampa e siti web che di italiano hanno soltanto in bella vista l’illusoria icona del nostro tricolore.

Pertanto: allo sterminato popolo di stranieri che – legittimamente – ci chiede da anni un maggiore impegno nell’apprendimento delle loro lingue, credo sia giunta l’ora di domandare almeno pari serietà ed accortezza nel maneggiare la nostra.
I poeti che nell’antichità traducevano dal greco definivano questa operazione “vortere barbare”: cioè volgere dalla nobile lingua ellenica al barbaro latino. E vi si dedicavano con grande attenzione e rispetto. Ma, soprattutto, con una competenza che oggi - a dispetto delle valanghe di libri, di corsi e master universitari in marketing e comunicazione - qualcuno continua a relegare con imperdonabile tracotanza ai traduttori virtuali del web.


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