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Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione

Se caro l'ermo colle non è

26/06/2014
09:58
 

La diatriba recentemente esplosa circa l’opportunità - o l’insensatezza? – di realizzare un resort turistico sull’ermo colle di leopardiana concezione è metafora di quell’ampia fetta di Italia ancora tenacemente avvinghiata a un’idea di destination management fondato sulla trascuratezza della Memoria. E pensare che, statisticamente, gli ospiti stranieri pongono l’incolumità della stessa in vetta ai propri desiderata. Prima ancora del wifi gratuito e dell’efficienza dei trasporti chiedono infatti all’Italia di restare fedele alle proprie tradizioni e a se stessa.

Invitato a un premio letterario nelle Langhe, Martin Amis, una delle più influenti voci della letteratura inglese, ha dichiarato: “Vengo volentieri in Italia: sembra di entrare in un quadro”. Tutto questo mentre i giapponesi invadono l’Abruzzo sull’onda delle meraviglie narrate nel best seller nipponico di Yasuko Ishikawa, i nordamericani chiedono di atterrare in aeroporti circonfusi di arie operistiche nostrane e Alma Tv, primo canale web sulla lingua italiana, ci ricorda che nel mondo esiste una vasta galassia di cultori dell’italianità cui si aggiunge circa un milione e mezzo di persone – la metà delle quali sotto i 18 anni – impegnate nello studio del dantesco idioma. Un bacino di potenziali testimonial e utenti inspiegabilmente trascurato, in nome di uno sviluppo teso più alla distruzione che alla creazione di quel “Prodotto Italia” dalla personalità coerente e fiera vagheggiato dagli stranieri.

Chissà cosa ne direbbe Laurent Petit, psicologo urbano fondatore dell’Anpu (Agenzia Nazionale di Psicanalisi Urbana), mai stanco di rimarcare che “anche i luoghi hanno un subconscio”, con tanto di “albero mitogenealogico fatto di santi patroni, antenati di fama, celebrities del momento, fiumi o montagne”. Retaggi talvolta ingombranti, che è tuttavia indispensabile imparare a gestire, cavandone il meglio, proprio come vuole la psicanalisi.

Da buon analista, il dottor Petit sa bene che all’Italia occorrerebbe una pesante terapia. “Aspettiamo – ha dichiarato in una recente intervista – che qualche coraggioso ci interpelli”. Nel frattempo, all’indomani dell’inserimento di Langhe-Roero e Monferrato nel Patrimonio Unesco, proviamo ad azzardare almeno un’autoanalisi. Magari sfruttando l’indicazione di un luminare come Carl Gustav Jung, secondo il quale “sarebbe necessario insegnare all'uomo l'arte di vedere”. Possibilmente, spingendo lo sguardo oltre la siepe, verso l’ultimo orizzonte. Leopardi ce ne sarebbe Infinitamente grato.


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