Arturo Brachetti, il re del controllo bagagli

25/11/2016
08:30
 

Potrebbe essere l’uomo più amato ai varchi di sicurezza degli aeroporti.

Lui, Arturo Brachetti, professione trasformista, entrato nel Guinness dei primati perché si cambia d’abito in 2 secondi, è il sogno di ogni addetto al controllo: svestirsi e rivestirsi per lui dovrebbe essere uno scherzo.
“Non me ne parli – ci racconta ridacchiando -: non è così, sono incasinato come tutti. Quando sono in Italia, per di più, gli altri passeggeri in coda mi riconoscono e si vede nei loro sguardi passare il pensiero ‘Adesso vediamo quanto ci metti…’. Quando sono all’estero è ancora più un disastro: il mio ciuffo (la pettinatura che sfoggia dai primi anni ’90, dopo aver interpretato Puck in ‘Sogno di una notte di mezza estate’) insospettisce gli addetti ai controlli. E poi nel bagaglio a mano trovano sempre cose che non capiscono. Io sono un appassionato di giochi e scherzi, quando trovo cose interessanti in giro per il mondo le compro per provarle. Il risultato è che in aeroporto mi smontano i trolley, e le code dietro di me si allungano all’infinito”.

Ieri l’artista ha debuttato con il suo nuovo spettacolo,Solo’, con il quale girerà il mondo in tournée. Ma non ama viaggiare da solo. “Diciamo così: amo la compagnia in viaggio. Il problema è che chi viaggia con me, soprattutto se guido io, dopo 10 minuti si addormenta: alla fine mi trovo da solo”.

L’uomo da 60mila chilometri all’anno
Brachetti è un uomo in viaggio, “ma non mi piace collezionare timbri sul passaporto – precisa -. Faccio 60mila chilometri all’anno solo in auto, e guido sempre io. Adoro guidare: mi aiuta a pensare, mi dà l’idea di andare avanti. E poi ci sono i voli. Ma non mi pesa: viaggiare mi piace, dà il senso della dinamicità dell’evoluzione, fa crescere e non fa invecchiare. E viaggiare per lavoro permette di vedere il mondo con un’altra attitudine: si vede la verità del Paese che si visita, perché si deve lavorare con le persone che ci vivono”.
Ma per turismo, l’uomo dai mille volti spesso preferisce stare a casa. “Il turismo lo faccio a Torino, dove vivo. È una città che riserva mille sorprese”.

Quando non viaggia per lavoro, Brachetti organizza da sé le vacanze. “In realtà, anche quando mi muovo per gli spettacoli, metto il naso nel lavoro del mio company manager per scegliere l’hotel che mi piace. Su questo sono particolarmente sensibile: amo vivere le atmosfere, preferisco alloggiare in luoghi che abbiano una storia”.

In viaggio con il piumone
L’artista porta in scena, nei suoi spettacoli, dai 50 ai 100 personaggi in una sera. Ma con che valigia viaggia lei? “(Sorride) Quando mi muovo per lavoro, non sono solo valigie: sono due Tir da 16 metri pieni di bauli di vestiti. Ma devo dire che anche quando viaggio da solo, non ho un bagaglio leggero. Ad esempio, mi porto dietro il mio piumone del letto, perché non sopporto certi riscaldamenti degli hotel. E mi porto la macchinetta per fare il tè, e anche i miei tè, così so che sono buoni. Poi la borsa della farmacia, perché se sei dall’altra parte del mondo non trovi mai quello che ti serve e poi una valigia che io chiamo ‘enterteinment’ piena dei miei gadget tecnologici”.
E i vestiti? “Per quello sono sobrio: vado in giro con tutto coordinato, grigio o nero, così va sempre bene”.

La prossima meta
Fra le città del mondo che ama di più, il trasformista mette in prima fila Parigi “che mi ha dato molto (ha iniziato lì la sua carriera, ndr.). Amo l’Europa, la nostra cultura, il nostro modo di vivere: è un tesoro che ci sopravviverà”. Il mare più bello “è quello dei Caraibi. Quando metti la maschera e vai sott’acqua sembra che abbiano acceso una tv a colori” dice, ma l’esperienza di mare che ha amato di più è stata a Creta: “Mi sono trovato di notte su una scogliera mentre c’era la tempesta: uno spettacolo meraviglioso”. La prossima meta però sarà l’America Latina “che ancora non ho visto: mi piacerebbe visitare l’Argentina, il Brasile e il Venezuela”.
Cristina Peroglio


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