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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter

Il buono, il notturno, il cattivo

13/10/2015
14:29
 

Ispirandomi al celebre western di Sergio Leone, al TTG Incontri di Rimini - sul palco della Travel Agents’ Arena - ho presentato tre agenti di viaggi: il buono, il notturno, il cattivo.

Il buono è Stefano Montisci, sardo fino al midollo, colui che ha creato la rete di Cisalpina Tours (36 agenzie in aip, da Olbia a Cagliari, ai bei tempi di Pasquale Chianello). Buono perché l’epoca dei grandi network è finita, internet ha fatto strage di agenzie e Stefano non si è arrabbiato più di tanto. Ha preso atto di vivere in una delle isole più belle del mondo e ha trasformato la sua Sardinia Collection in un incoming tour operator. Tutto online, numeri in crescita esponenziale, servizio personalizzato al massimo. Una nuova vita.

Il notturno (perché brutto non è, tutt’altro) è Pierluigi Cruciani, fondatore e anima di H24 Travels. Denominazione che è tutta un programma, perché l’agenzia sulla via Portuense, a Roma, è aperta regolarmente dalle 8 del mattino alle 2 di notte. L’orario nel quale si vende meglio? Le 11 di sera, arrivano le coppie per i viaggi di nozze, sono tranquille (beh, non sempre...), i telefoni non squillano più e Pierluigi può fare al meglio il suo lavoro, ovvero il consulente di viaggi. D’estate, in bermuda e infradito, e un mojito sulla scrivania.

Il cattivo è Moreno Bonavigo, titolare di Richfield Travel & Cruises, pieno centro di Milano. Un agente di viaggi “storico”, di quelli che le han viste tutte, anche quando Alitalia funzionava e faceva utili (e lauti guadagni per le agenzie). Moreno è il collega più educato del mondo, ma diventa cattivo (in senso figurato, ovvio) coi clienti perditempo. Sulla scrivania tiene una clessidra, che reca la scritta “10 minuti” in bella evidenza. 10 minuti è il tempo che Moreno dedica al suo cliente, gratis. Dopo 10 minuti, stop: se il cliente diventa un “vero” cliente, bene, baci e abbracci. Se no, föra da i ball, come si dice a Milano. E non c’è bisogno di traduzione.


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