Whatsup

Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter

Devi parlare in pubblico? Ecco i disastri combinati dagli speaker

15/06/2017
15:03
 

In trent’anni di carriera, avrò partecipato a 300 presentazioni, per platee da 5 a 500 spettatori. Ne ho viste di tutti i colori, ma quelle che ricordo di più sono gli “epic fails”, ovvero i disastri. Spesso provocati dagli speaker. I peggiori: politici, professori universitari e avvocati, in quest’ordine. Cos’ hanno combinato? I soliti (SEMPRE, i soliti) 4 errori “epici”:

1) La sindrome del Marchese del Grillo, ovvero “io so’ io, e voi nun siete un c...!!” - Di questo ho già scritto nel post dedicato agli errori da convention a proposito dell’imprenditore innamorato della propria voce, ma c’è da aggiungere che i peggiori speaker sono quelli che dicono le stesse cose, nello stesso modo, con le stesse battute, a platee diverse. In questo i politici sono maestri: che si tratti di un’assemblea di categoria (agenti di viaggi, ad esempio) o dell’inaugurazione di un raccordo autostradale, non si faranno mancare banalità come “Il turismo è il petrolio dell’Italia!” e fake-news come “L’Italia detiene più della metà del patrimonio artistico mondiale”. Cadono nella sindrome del Marchese del Grillo, ovvero loro sproloquiano e chi li ascolta non conta un... BIP.

2) Il tempo? Una variabile indipendente - “Non vi preoccupate, sarò breve...”. Preoccupatevi, invece, perché quando sentite questa frase, all’inizio del discorso sul palco, allora è finita. Perché il tempo non è uguale per tutti, e per i peggiori speaker dura il doppio o il triplo del normale. Esperienza diretta con un professore universitario: “Professore, Lei ha venti minuti a disposizione, ha preparato 69 slide...” (io, affranto) “Come, 20 minuti?! Io pensavo due ore, posso ridurre a una, meno è impossibile!” (lui, un po’ offeso) “Professore, non siamo all’università, chi L’ascolta dopo 15 minuti comincia a smanettare” (io, ancora più affranto) “Senta, Gentile, lasci fare a me, sono trent’anni che faccio lezione, saprò come si rispettano i tempi, no?!” (lui, più offeso e pure un po’ inc...).

3) Il latinorum, l’articolo 100 barra 33 comma 22 e altre amenità leguleie - “De minimis non curat praetor!” mi ribatté piccato un avvocato di grido, quelli che una volta s’indicavano come “principi del foro”, al quale avevo chiesto di mandarmi la presentazione in .ppt e non in .pdf. Tradotto, “Sono troppo importante per dedicarmi a queste cose, ci pensa la segretaria!” che infatti non sapeva nulla della questione. Gli avvocati hanno due difetti: sono pieni di sé e amano parlare astruso. Il tutto rende le loro presentazioni prolisse, noiose, infarcite di latinorum e - quando proprio butta male - di citazioni di articoli del codice civile, del codice penale e pure del codice di navigazione (perché l’avvocato è ricco, s’è fatto la barca e quindi sa come funziona anche in mare). Quando trovate un avvocato che sa parlare in pubblico, tenetelo da conto, perché è specie protetta.

4) “Se c’è qualche domanda...” e tutti si guardano bene dal farla - La scena è nota: lo speaker di turno ha sforato di 20 minuti; il moderatore tra un po’ si metteva a piangere, pur di farlo smettere; la platea è semplicemente annichilita. Ma il guaio è che in sala si sta diffondendo l’aroma delle melanzane della pasta alla Norma, che il catering sta diligentemente preparando per la pausa pranzo, a pochi metri di distanza. “Ora passiamo al dibattito!” incoraggia il moderatore, e in platea non c’è uno (uno!) che sposti lo sguardo dall’iPhone o da qualsiasi cosa lo faccia sembrare molto impegnato. Il moderatore si guarda intorno imbarazzato, lo speaker (politico, professore, avvocato, è uguale...) ha un’espressione infastidita tipo “Bifolchi! Vi ho messo a parte della mia scienza e non siete neanche in grado di fare una domanda!”. Dopo qualche secondo di sepolcrale silenzio, la frase “Vede, professore, ha parlato talmente bene che tutti han capito e sono soddisfatti, è contento?” riceve un sorriso di compiaciuta soddisfazione dell’esimio, e dà il via all’esondazione della platea verso la pasta alla Norma. Mens sana in corpore sano (e sazio).


TI INTERESSA QUESTA NOTIZIA? ISCRIVITI A TTG REPORT, LA NEWSLETTER QUOTIDIANA

Commenti di Facebook


I blog di TTG Italia non rappresentano una testata giornalistica poiché sono aggiornati senza alcuna periodicità. Non possono pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001. Le opinioni ivi espresse sono sotto la responsabilità dei rispettivi autori