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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter

Fact-checking del turismo, ovvero “Com’è andata a finire?” (stile Report della Gabanelli)

16/01/2018
15:54
 

Il nostro è un settore talmente dinamico che non ha memoria. Ci si innamora di un tema, ci si accapiglia per qualche giorno (social compresi e complici), poi improvvisamente non se ne parla più. Allora facciamo un po’ di fact-checking, ovvero prendiamo qualche episodio eclatante e vediamo come è andata a finire.

“Abbiamo il know-how per far funzionare Alitalia” proclamava fiducioso Dario Nicola Scuto, proprietario di Scuto Viaggi e Turismo di Acireale, quando - a giugno 2017 - comunicava di aver trasmesso ai neo-nominati commissari Alitalia non una, ma due lettere d’intenti. Come è andata a finire? Che Gubitosi & C. di proposte concrete ne hanno selezionate solo tre e quella della Scuto Viaggi non è tra queste.

“Magari! Ma perché dovrei vendere Valtur? Abbiamo appena celebrato il matrimonio. Non potrei separarmi di già”. Era il 21 marzo 2016 e Franjo Ljuljdjuraj rispondeva così ai rumors di mercato che davano per imminente la cessione di Valtur alla Investindustrial di Andrea Bonomi. Tempo un mese e l’accordo era fatto.

Era il 7 marzo del 2017:  “Un piano di rilancio per proiettare InViaggi nel mondo industriale” dichiarava alla stampa Andrea Rastellini, neo-presidente di InViaggi, tour operator storico di Terni, da anni in gravi difficoltà. Nove mesi dopo il tentativo di rianimare l’azienda di Renato Martellotti pare essere vano.

“Una crescita di 5 punti per il Pil generato dal comparto entro il 2020” prevedeva nel 2012 l’allora Ministro del Turismo Piero Gnudi alla presentazione delle linee guida del Piano Strategico del Turismo che sarebbe stato approvato l’anno dopo, quando Gnudi era già ex ministro. Sei anni dopo, altro che 5 punti di crescita del Pil, quel poco che è cresciuto è dovuto alla crisi dei Paesi concorrenti dell’Italia, più che ai nostri meriti (o agli effetti del famigerato Piano Strategico...).

Chiudiamo con Michael O’Leary di Ryanair, che notoriamente non ha peli sulla lingua. “Norwegian sta esaurendo i soldi e scricchiola ogni giorno di più; di questo passo, chiuderà nel giro di quattro o cinque mesi”: era il 4 settembre 2017, di mesi ne sono passati quattro e mezzo e Norwegian non pare sull’orlo del baratro. Vabbè, stavolta O’Leary non ci ha preso. Però, 8 anni fa, quando proclamava che Ryanair avrebbe scavalcato Alitalia, come numero di passeggeri, non molti gli davano credito...


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