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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter

Associazioni di categoria: Astoi è come la Lega di Salvini, Fiavet come il PD di Renzi

09/07/2018
15:06
Leggi anche: Astoi, fiavet

Premessa: questo NON è un post politico, ci mancherebbe, anche se cita i due Matteo, Salvini e Renzi. Però parla di associazioni di categoria del turismo che, lo so, non scatenano né grande interesse né particolare simpatia tra gli agenti di viaggi del 3^ millennio. Primo, perché in Italia sono tante, troppe: Astoi, Fiavet e le sue Regionali, Assoviaggi, Fto, Aidit, Aiav, Confturismo e Federturismo. Sfido chiunque a sapere cosa distingua l’una dall’altra e magari a indicare il rispettivo presidente. (Per i curiosi di natura, in ordine: Filippetti, Jelinic, Rebecchi, Patanè, Pellegrino, Avataneo, ancora Patanè, Battisti).

Secondo, perché - con una sola eccezione - sono tutte litigiose e polemiche: sarà nella loro natura, evidentemente non si rappresenta la categoria se non si dà addosso agli altri, a prescindere dalla sigla e dall’acronimo. Porto due esempi recenti a suffragio della mia tesi.

Nardo Filippetti è stato appena rieletto, all’unanimità e al terzo mandato, presidente Astoi. Poteva essere una candidatura divisiva (è il terzo mandato; Eden è appena entrata nell’orbita Alpitour; si vociferava di un paio di candidature, quelle di Mario Aprea e Roberto Pagliara, che avrebbero portato una ventata di novità), invece non solo Pagliara e Aprea hanno rinunciato, non solo Pier Ezhaya di Alpitour ha ceduto la vicepresidenza a Frederic Naar (“In considerazione della possibile concentrazione della rappresentanza del medesimo Gruppo nella figura del presidente e del vicepresidente”, recita una nota dell’Associazione, che più politically-correct di così non si può). Non solo, ma la foto di gruppo - con Filippetti al centro e tutti, ripeto tutti, i soci elettori sorridenti e soddisfatti - manda chiaro al mercato questo messaggio: “D’accordo, siamo competitor e ci strappiamo clienti e quote di mercato, ma rappresentiamo una categoria unita, un corpo solo che difende a denti stretti il proprio business!”. Un corpo solo, ovvero quello che oggi caratterizza la Lega di Matteo Salvini, dove gli uomini forti (Giorgetti, Fedriga, Zaia) sono pubblicamente e fermamente con lui.

Ivana Jelinic è stata eletta con soli due voti di scarto presidente nazionale Fiavet per il 2018-2021: è la seconda donna al vertice della più blasonata associazione degli agenti di viaggi, ha solo 34 anni, rappresenta una regione, l’Umbria, fuori dai giochi di potere ambrosiano-capitolini. Alla vigilia pochi la davano per vincente, ha vinto democraticamente. Però Fiavet è Fiavet, e se non si litiga non ci si diverte. Appena arrivata, Jelinic si è vista negare l’endorsement dal candidato sconfitto Ernesto Mazzi e delle quattro Regionali che lo appoggiavano (Campania e Basilicata, Emilia Romagna e Marche, Lombardia e Lazio); deve rispondere all’accusa di essere stata eletta grazie a irregolarità statutarie (e vi risparmio sia lo statuto che le irregolarità, sennò l’audience crolla); ha già sottoscritto un “nuovo modello contrattuale per la compravendita di pacchetti e servizi turistici”, ma l’ha fatto solo con Assoviaggi/Confesercenti, perché FTO/Confcommercio attende di sapere come va a finire con l’auspicata confluenza. Insomma, Fiavet & compagni assomigliano al PD che - storia di ieri - ha eletto Martina segretario (ma non tutti sono convinti), ha esautorato Renzi (che però non ci sta), ha fatto offendere Gentiloni (che appunto vuole mollare Renzi), ha lanciato Calenda (che tanto di sinistra non pare), ha rilanciato Cuperlo (che sembrava dimenticato) e intanto tutti sanno che D’Alema, LeU o no, continua a tramare. Jelinic non è un maschio alfa, né nasce toscana, né pare avere simpatia per il giglio: hai visto mai che le vada meglio.

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