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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter

Itabus: evviva il pullman (lento) che assomiglia ai voli Ryanair (di vent’anni fa)

20/07/2021
15:53
 

Esattamente cinque anni fa provai FlixBus, che si era appena mangiata l’unico concorrente europeo Megabus, quindi ho pensato di testare il nuovo concorrente italiano, ovvero Itabus, la società di trasporti che vede tra i suoi azionisti Flavio Cattaneo e Luca Cordero di Montezemolo, rispettivamente vice presidente esecutivo e presidente di Italo SpA ex NTV (oltre che “reinvesting shareholders” della società ceduta nel 2018 al fondo americano Gip Global Infrastructures Partners). Itabus ha avviato l’attività a fine maggio 2021 e ha ambiziosi programmi di espansione.

Milano-Roma, prenotazione rigorosamente on line, € 27,90 per il posto “Comfort+” (sarebbe la tariffa standard), un afoso lunedì di luglio, un solo bagaglio e wi-fi incluso. Stesso giorno, stessa tratta, tanto il Frecciarossa di Trenitalia che Italo Treno costano una cinquantina di euro in più: se non si ha fretta (il viaggio dura otto ore, contro le tre di un no-stop Milano-Roma) ci può stare.

Terminal di San Donato Milanese: ultima fermata della metro, periferia triste all’estremo sud di Milano. Nessuna palina Itabus, nessun pannello che indichi dove arriverà il pullman, ma tre o quattro giovani con accento romano attendono sotto un’anonima pensilina, quindi... Puntuale, dieci minuti prima dell’orario di partenza, si appalesa il bus serigrafato Itabus: due piani, MAN nuovo di pacca, due autisti (camicia bianca con logo Itabus) fanno il check-in con lo smartphone e invitano i passeggeri, non più di una dozzina, a salire.

Nessun messaggio di benvenuto, nessuna indicazione sull’itinerario e sulla durata del viaggio. Ci accomodiamo ai nostri posti, il wi-fi funziona, l’alimentazione degli smartphone pure, per tutto il (lungo) viaggio il 90% degli occhi dei passeggeri sarà fisso sui minischermi. Il restante 10% sonnecchia, in tutto il bus non ho visto un solo quotidiano, un solo libro, e neanche un PC o un tablet. Età media sotto i 30 anni, stranieri nessuno o quasi.

Entriamo velocemente sull’A1, dalla quale usciremo più volte (Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Bologna) per raccogliere ulteriori passeggeri; questo giustifica le otto ore (alla fine saranno quasi nove) di viaggio e l’arrivo a destinazione con circa metà dei posti occupati. Nessuna sosta in autogrill: a bordo c’è la toilette, non si perde tempo. Al terminal di Roma Tiburtina nessun messaggio di arrivederci, i passeggeri scendono e si precipitano verso la metro, visto che per molti il viaggio prosegue da Termini.

Ridotto ai minimi... termini, il servizio Itabus assomiglia ai voli Ryanair di una ventina di anni fa, quando la compagnia irlandese iniziò a operare da aeroporti periferici, con aeromobili nuovi, personale ridotto e sbrigativo, il meta-messaggio “Paghi talmente poco, sali e non lamentarti”. Il marketing (gratta e vinci, parcheggi, hotel ecc.) sarebbe arrivato dopo. Anche per Itabus il marketing non è ancora arrivato: nessuna brochure promozionale a bordo, nessuna app da scaricare con gli sconti, nessun portale multimediale, niente ancillary sales, nessun invito a consumare dal distributore poche (e costose) bevande e snack.

Unico elemento differenziale, la configurazione di bordo, che prevede posti più comodi (una sorta di prima classe), i tavolini per le famiglie, i posti panoramici al piano superiore. Costano qualcosa in più, ma dal sito non si è particolarmente sollecitati a comprarli. I posti standard (quelli indicati come Comfort+) hanno un pitch veramente ridotto, chi è più alto di 1,80m fa fatica a starci dentro. Esperienza positiva, quindi, ma pensata espressamente per chi ha tempo a disposizione e voglia di risparmiare. Appunto, Ryanair vent’anni fa.


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