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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter

Meteore: che fine han fatto Andrea Bonomi, Franjo Ljuljdjuraj, Gerardo Soglia e Alessandro Rosso

06/07/2022
09:23
 

Meteore (come il programma TV di qualche anno fa): ovvero imprenditori che hanno fondato, venduto o acquistato imprese (soprattutto tour operator) nel nostro settore e che sono usciti di scena da anni. Che fine han fatto? Provo a scoprirlo, ma faccio fin d’ora ammenda per imprecisioni e inesattezze, perché nessuno dei personaggi citati ama i social - per età o per idiosincrasia - quindi lascia poche tracce di sé. E perché qualcuno di loro ha qualcosa da farsi perdonare, e preferisce il basso profilo.

Andrea Bonomi, Valtur 2016/2018 - “Ci sono sempre piaciute le scommesse difficili. Pensavamo di farcela anche con Valtur ma, per la prima volta dopo 52 investimenti, non ci siamo riusciti” dichiarava uno sconsolato Andrea Bonomi, presidente di Investindustrial, nel giugno 2018, due anni dopo l’acquisizione dello storico marchio di villaggi, che non aveva retto all’urto della finanza. Oggi Investindustrial continua a investire in svariati settori, tra i quali l’alimentare (partecipazioni in Dispensa Emilia, Italcanditi, La Doria ) e in aziende globali come Artsana, Ermenegildo Zegna e Jacuzzi. In ambito leisure Andrea Bonomi ha ancora una partecipazione, di vecchia data, nell’iberica PortAventura, ma dubito sia ancora interessato al turismo. Carlo Gagliardi, presidente Valtur all’epoca, è tornato a fare l’avvocato, come managing partner in Deloitte Legal a Milano.

Franjo Ljuljdjuraj, Orovacanze dal 1996, Valtur 2013/2016 - Nel 2013 rileva Valtur dopo due anni di commissariamento, nel 2014 la “fonde” con la sua Orovacanze, nel 2016 cede il pacco (ops! il pacchetto) alla Investidustrial di Andrea Bonomi. Polemiche all’inizio (con Luca Patanè di Uvet, che ha sconfitto nella gara per l’assegnazione), polemiche durante (alcuni villaggi Orovacanze vengono brandizzati Valtur, un po’ come chiamare Ferrari la Cinquecento), polemiche alla fine (la due diligence che avrebbe convinto Investindustrial a comprare Valtur pare non fosse stata condotta a regola d’arte). Esauriti gli strascichi del 2016, Franjo (nel settore lo chiamano tutti così, troppe consonanti nel cognome) è uscito di scena: la sua Italy Hotel & Resorts di Padova “opera nel settore turistico-alberghiero e si occupa della gestione di hotel e villaggi turistici sul territorio nazionale” come recita il sito www.italyresort.it, in totale sette strutture tra mare e montagna. Ma i contratti con le agenzie li firma il figlio Nikola, stesso numero di consonanti.

Gerardo Soglia, CIT e Buon Viaggio Network 2006/2013 - Salernitano trapiantato a Verona, laurea e master in economia, il padre Peppino non dimenticato presidente della Salernitana Calcio a fine anni ‘80, Gerardo Soglia entra nel turismo con grandi mezzi e ambiziosi obiettivi: perduta l’opportunità di acquisire Parmatour, in amministrazione controllata dopo il crac Parmalat, nel 2006 rileva la storica CIT Compagnia Italiana Turismo da Gianvittorio Gandolfi e pochi mesi dopo assume il controllo di Buon Viaggio Network. Seguono anni tempestosi, conclusisi drammaticamente con la chiusura di tutte le attività turistiche del Soglia Hotel Group. Nel 2021 (dieci anni dopo, i tempi della giustizia italiana...) il Tribunale di Verona assolve tutti gli imputati e stabilisce definitivamente che non ci fu bancarotta fraudolenta. Tardiva ma concreta rivalsa per Gerardo Soglia, che dal 2008 al 2013 è stato deputato in Parlamento per il Popolo delle Libertà e segretario della Commissione Finanze; dal 2014 è titolare di uno studio di consulenza aziendale e internazionalizzazione, a Verona. Anni di rigoroso silenzio rotti solo recentemente, quando il fondatore dell’Università telematica Pegaso (e ora editore con L’Espresso) Danilo Iervolino compra la Salernitana: Soglia rievoca, con una punta di nostalgia, i tempi del papà presidente.

Alessandro Rosso, Alessandro Rosso Group 2002/2018 - Figlio d’arte, di cotanto padre: quel Franco Rosso che ha letteralmente inventato - insieme a Lorenzo Isoardi - il tour operating italiano e il cui nome è diventato un brand, oggi nel portafoglio Alpitour. Alessandro è un ragazzo sveglio e non si accontenta di vivere all’ombra dell’ingombrante genitore: nel 2002 fonda un gruppo col proprio nome (vizio di famiglia?) e si dedica al MICE, dove per una quindicina d’anni miete successi (“cinquecento clienti attivi e quasi duemila incentive ed eventi organizzati ogni anno” dichiarava all’epoca). Poi due affari - non in ambito core, però - vanno male: nel 2013 l’acquisto di Kuoni e Best Tours, preceduto nel 2007 dall’apertura del primo hotel extra lusso in Italia, il TownHouse Galleria Seven Stars, in Galleria Vittorio Emanuele a Milano. Sia gli uni che gli altri vengono alla fine ceduti, ma le conseguenze del fallimento di TownHouse si trascinano ancora. Oggi Alessandro Rosso ha lasciato Milano e si è trasferito a Lugano, sede di Planhotel Hospitality Group, che gestisce diversi resort nell’Oceano Indiano oltre a due hotel, a Lugano e a Cortona. Fondatore il padre Franco Rosso, nel board il fratello Paolo Rosso, presidente e a.d. la sorella Sara Rosso: insomma, siamo italiani, la famiglia c’è sempre.

Avrei potuto proseguire con Beppe Ronco di Going e Renato Martellotti di InViaggi, Vittoriano Scotti di Teorema Tour e Jalel Hebara di Sprintours, Francesca Tanzi di Parmatour e Maria Concetta Patti di Valtur, ma poi a noi boomers viene la nostalgia di quando eravamo giovani, e mi fermo qui.


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