“La convention, da appuntamento un po' scontato, può diventare una macchina di consensi” scrivevo nel 2019. Sono trascorsi tre anni (anche se sembrano il doppio) e se c’è un evento che va completamente rivisto, questo è la convention: intesa come “appuntamento nel quale un tour operator riunisce le agenzie di viaggi preferite, preferibilmente in luoghi attraenti, per più giorni e con corredo di musica, ricchi premi e cotillon”.
In 35 anni di carriera, di convention ne ho progettate, condotte - o almeno viste - un centinaio. E reputo obsoleto, noioso e superato il modello “classico”, quello che vede il t.o. presentare il proprio prodotto (in modo auto-celebrativo e senza contraddittorio), le agenzie starsene silenti in platea a prendere appunti (e ad annotarsi gli obiettivi di vendita loro richiesti) e soprattutto i partner (ovvero quelli che cacciano i soldi) sfilare sul palco magnificando i propri servizi (senza contraddittorio pure questi, e spesso sforando sui tempi alla grande). Roba vecchia. Chiedete a un agente di viaggi cosa ne pensa.
Per trasformare una convention in una “macchina di consensi” serve creatività, coraggio, tempo e - ovviamente - soldi. L’ho visto fare a Idee per Viaggiare, a ottobre 2022, e provo a spiegare come e perché. Originale fin dalla denominazione (Unconvention) il t.o. guidato da Danilo Curzi ha spalmato il proprio evento su tre giorni, in tre location diverse, sempre nella Capitale: la cena di gala presso una dimora storica sulla Via Appia; il work-shop con i fornitori in un grande hotel; l’inaugurazione della nuova sede in centro. Ecco le tre idee:
1. Raccontarsi, ma con ironia e senza auto-assoluzioni - Parlare della propria azienda è un po’ come descrivere i propri figli (per un imprenditore, la propria azienda É un figlio...), quindi è un attimo scadere nell’apologia. Però Danilo Curzi ha il dono dell’auto-ironia, quindi nel ripercorrere le tappe che hanno portato Idee per Viaggiare al 2022, ha spiegato che: 1) alcune sliding-doors che hanno cambiato il destino del t.o. sono state del tutto casuali, inattese e non volute: il merito fu del fato, non dei fondatori; 2) quando - per eccesso di entusiasmo - venne aperta una destinazione senza che nessun PM ci avesse mai messo piede, capito - dopo averne pure venduto un bel po’ - che le cose andavano male, il prodotto venne chiuso immantinente e i PM spediti in loco a imparare.
2. Giù la barriera tra personale del t.o. e agenti di viaggi - Tutti coloro che han lavorato in grandi tour operator (un paio, in particolare...) sanno che - ai piani alti - la valutazione che vien data delle agenzie è più o meno: “Vabbè, ci servono, magari ne faremmo pure a meno, ma teniamocele buone” e via ai commerciali che fanno gli scemi con le banconiste. Idee per Viaggiare ha ribaltato i rapporti, facendo in modo che fossero gli agenti a ridere del padrone di casa. Durante l’inaugurazione della nuova sede, dieci dipendenti di Idee per Viaggiare si sono trasformati in cosplayer (“someone who dresses up as a character from a film, TV programme, comic book, etc. as a hobby”) e sono diventati Batman e Zagor, la Barbie e Wonder Woman, Diabolik e Catwoman. Ognuno raccontava il proprio personaggio, ma terminava con: “Io qui sono il booking Oriente, io qui sono il PM Oceano Indiano, io qui faccio la contabilità, io qui emetto documenti”. Chi si azzarderà più a contestare un addebito, delle agenzie presenti alle performance, quando al telefono c’è Catwoman?!
3. Il privato è pubblico, in tempi di social - Quello che sto per descrivere è stato il passaggio più azzardato, e so che non tutti lo condivideranno. Ho condotto il talk-show conclusivo, sul palco dell’hotel che ha ospitato la Unconvention, presentando otto “storie di vita” che interpretassero la strada (intesa come percorso personale e professionale): “strada” che era stata scelta come leit-motiv dell’evento. Chi ha raccontato la passione per le stelle, chi per la Polinesia, chi per la cucina. Da ultimo, Alessandra ha descritto come - dopo anni di difficoltà e di intoppi burocratici - fosse riuscita ad adottare un bambino thailandese: racconto struggente, esperienza condivisa con i colleghi di Idee per Viaggiare, che in platea - mentre Alessandra dipanava il suo racconto - avevano le lacrime agli occhi. Alla fine, il bimbo viene portato sul palco dal papà e la famiglia riceve l’applauso commosso del pubblico. Personalmente, dieci o vent’anni fa non avrei avallato un’operazione del genere: troppo intima, troppo personale. Ma oggi, in tempi di social, è cambiato tutto: la corrente di empatia e condivisione, che avvolgeva la sala dopo il racconto di Alessandra, non aveva eguali. Cosa c’entra Idee per Viaggiare in tutto questo? C’entra, c’entra.