Il sole di Svevia

Salvatore Miano, Agenzia Mianotour, Barcellona Pozzo di Gotto, Messina

Il fantasma dell'Opera: il trasporto aereo

16/05/2012
12:49

Per le persone della mia generazione, le parole 'aeroporto', 'passaporto', 'pilota', avevano un significato magico, di rispetto, rappresentavano per molti di noi un sogno, un privilegio.

Mentre la 'massa' (passatemi il termine per favore) viaggiava in treno per un pendolarismo senza fine tra Nord e Sud, i professionisti, i benestanti, viaggiavano su quel favoloso mezzo, dopo avere frequentato un luogo pieno di persone ben vestite con le hostess che indossavano splendide divise firmate con tonalità sul blu e sul verde, colori della serenità e della volontà.
Non parliamo della Iata e di 'mamma' Alitalia, che per me, figlio d’arte, erano il massimo della concezione delle regole, dell’ordine, dell’industria fattasi sogno di movimento, di libertà, di realizzazione.

Poi, forse mi son distratto (uso questa scusa per risparmiarvi tutta la storia), ma, ad un tratto, questo personaggio strutturato e in doppiopetto che era il trasporto aereo, si è trasformato, è diventato arcigno, infedele, disordinato, diverso ogni volta che si ripresenta, e soprattutto ineffabile, inafferrabile, incostante e desideroso di vendetta, un vero e proprio fantasma dell’opera.

Ho capito che 'mammina' Az era una immensa fonte di sprechi, di inefficienze e veniva nutrita a sua volta da inondazioni di capitale pubblico, insomma la griffe delle divise, i pasti a bordo, tutto ciò che a me sembrava fonte di un business ben fatto, alla fine erano pagati da tutti noi. Sì, anche dai poveracci che prendevano il treno, tutto attraverso i finanziamenti pubblici alla compagnia di bandiera e la Iata, la tanto blasonata associazione, era foraggiata e ben pasciuta da poveri cristi di agenti di viaggi. E ancora lo è, tutte tasse occulte.

Nel frattempo ho anche imparato che se sei tour operator e hai tanta voglia di rovinarti, hai una sola scelta: fonda una compagnia aerea tutta tua.

Non parliamo della vischiosità attuale nel pianificare e gestire una qualsiasi forma di programmazione: se sei troppo in anticipo non hai idea di che situazione troverai, vedi il caso di tutta la programmazione charteristica per il Mediterraneo dove non sai ancora su alcune tratte se il volo da Catania c’è oppure no malgrado sia su catalogo, se arrivi giusto giusto non trovi i posti o comunque ti massacri con tariffe che non hanno logica.

Poi, come se non bastasse, parafrasando Jonny Stecchino, “oltre al traffico e alla siccità, un problema della Sicilia è l’Etna”. Basta uno starnuto del vulcano e per ore e ore vengono cancellati i voli da e per Catania. Immaginate di avere trenta, quaranta clienti su uno di quei voli, l’organizzatore del viaggio siete voi, e rischiate di perdere tutti i servizi a terra già pagati: Freddy Krueger di Nightmare a noi ci fa un baffo.

C’è un fil rouge che unisce quei tempi con la situazione attuale.

L’elenco di fallimenti delle compagnie aeree Iata e non Iata che sembra l’elenco dei caduti di una guerra mondiale, la crisi percepibile della Wind Jet, l’incertezza dei tour operator a programmare i charter, e il caos del tour operating col volato di linea mostrano, sì, che il disordine ormai regna sovrano, ma anche, e soprattutto, che l’industria del trasporto aereo è tutto meno che sana, e non lo è mai stata.

Il rischio di impresa, ovvero la possibilità di produrre perdite, in quella fase storica era a carico della collettività, distribuito secondo la capacità di ognuno di pagare i tributi agli Stati. Oggi questo rischio è terribilmente privatizzato e in maniera ingiusta: non solo fallisce la compagnia aerea la cui sciagurata gestione ha portato al dissesto, ma subiscono danni, e pesanti, i passeggeri che avevano comprato i biglietti e non avevano ancora viaggiato, le agenzie di viaggi che li avevano comprati per i loro clienti, i tour operator o i tour organizer che avevano comprato anche dei vuoti per pieno.

Se il tutto accade senza avvisaglie hai “semplicemente” la sfortuna di capitarci. A volte invece è peggio, perché se hai segnale di ciò che sta accadendo e cerchi di non vendere un biglietto di una compagnia della quale hai odore di fallimento, il cliente va in un’altra agenzia, insomma scegli di vendere una schifezza pur di non perdere un cliente, che rischierai di perdere se la compagnia fallirà prima del suo viaggio. Una roulette russa insomma.

Questo personaggio del trasporto aereo è veramente diventato inafferrabile, non sai come prenderlo e ti terrorizza sempre, è diventato un vero e proprio fantasma dell’opera. Sì, ma dell’Opera dei Pupi.


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