Il sole di Svevia

Salvatore Miano, Agenzia Mianotour, Barcellona Pozzo di Gotto, Messina

Il destino di Wind Jet è anche il nostro?

14/08/2012
11:02
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È ricominciata la danza dei sorpresi, degli indignati, dei necrofagi, dei passeggeri furbi che all’improvviso si sono ritrovati i fessi della situazione, degli innocenti e dei falsi innocenti, tutti attorno al capezzale della Wind Jet. Eppure i segnali c’erano tutti, sono mesi che siamo bombardati di segnali su ciò che stava accadendo, il destino era segnato, mancava solo la data.

Non tutti hanno la sensibilità per ricevere i segnali più deboli, ma qui di caratteri cubitali per capire cosa stava succedendo ce ne erano eccome.
Eppure non voglio parlare della compagnia catanese, per la cui crisi mostrerei dispiacere per tanti motivi che non sono campanilistici, ma vorrei parlare giusto dei segnali.

Ci sono tanti piccoli campanellini che suonano, dei quali molti di noi non ci fanno neppure caso, neppure i più anziani, anzi forse peggio, perché noi agenti di viaggi siamo a volte bravissimi tecnicamente, ma siamo lontani dal percepire i prodromi di una crisi aziendale. La cosa più grave è che non ci rendiamo conto proprio della situazione delle nostre aziende se non quando è troppo tardi per porre rimedio in maniera indolore.

Eppure come in un emocromo, i bilanci delle nostre agenzie, e dei nostri tour operator, e delle nostre compagnie, ci dicono che siamo troppo grassi, troppo magri, troppo sbilanciati, che stiamo nascondendo al medico che beviamo o che fumiamo.

Due o tre anni fa mi era bastato leggere il bilancio consolidato di alcuni tour operator italiani per prevedere ciò che sarebbe accaduto quest’anno; è vero, il mio occhio è allenato, ma ditemi chi non ha un commercialista o un consulente a dargli aiuto. In quei prospetti che la legge ci obbliga a compilare ogni anno, non c’è solo un vincolo fiscale o civilistico, ma un potente strumento di gestione, che, integrato con altri e compilato in forma onesta, descrive una radiografia della nostra realtà.

Ho visto agenti di viaggi scoprire, di punto in bianco, di essere sull’orlo del fallimento, indebitati oltre misura, ed entrare nel panico, attribuire a questo o a quello la colpa del proprio dissesto, e perdere di lucidità cominciare a fare operazioni dissennate che peggiorano la situazione e non la migliorano.

Non si fa così; preso atto del dissesto, e questo è il primo vero passo, bisogna, con freddezza, stabilire un piano di uscita, farsi aiutare da professionisti seri, stringere la cinghia, e soprattutto prenderne coscienza in maniera onesta con se stessi.

Si fa tanto parlare, in questi periodi, delle agenzie di rating, eppure mi piacerebbe esistesse una forma di rating delle nostre aziende, certo con le opportune precauzioni etiche, un giudizio appena negativo e divulgato rischierebbe il tracollo di un’azienda assolutamente recuperabile, ma darebbe al titolare di quell’azienda, magari bravo dal punto di vista commerciale e tecnico, una sorta di warning sulla gestione.

E di quanti warning avremmo anche bisogno parlando di tour operator attualmente sul mercato? I segnali che ricevo, con le mie antennine, si trasformano nella mia agenzia con una disposizione al personale di non vendere questo o quel tour operator se non per partenze immediate, questa o quella compagnia se non mettendo il cliente davanti alle sue responsabilità, questa o quella destinazione senza far capire al cliente che esiste un rischio geo-politico e poi è inutile che ci piange se non può partire o gli accade di peggio.

Certo non posso trasformarli in warning pubblici, rischierei querele e non sarebbe eticamente corretto. Ma auspico, veramente, una rinnovata coscienza aziendalista in tutti gli “imprenditori” del nostro settore, e la capacità di provvedere ad un servizio di auditing che aiuti le imprese a fotografare la propria situazione e porvi rimedio.

Per gli imprenditori in malafede, invece, mi auguro solo che chiudano presto, e che il governo non intervenga mai, se non per ammortizzare la caduta libera degli incolpevoli lavoratori.

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