Torre di Controllo

Lino Vuotto, giornalista di TTG Italia

Il Deserto di Comiso

18/06/2012
08:45
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Circa 36 milioni di investimento, una pista da 2.546 metri di lunghezza per 60 di larghezza. E poi 35mila metri quadrati dedicati al piazzale aeromobili, 6.400 a quello per gli elicotteri, perché servono anche quelli in un isola. Una storia lunga 73 anni, che merita quindi di essere preservata.

Aggiungiamo i 18 milioni di euro investiti dalla società di gestione che ha vinto la gara d'appalto. E un piano di promozione che ha portato alla presentazione all'estero, nelle fiere più importanti, dell'aeroporto, come grande opportunità di sviluppo ad ampia vocazione turistica e dalle grandi potenzialità (normalmente si dice più o meno sempre così).

Benvenuti a Comiso, all'aeroporto di Comiso, Sicilia, 15 km da Ragusa e 5 dalla cittadina che ne dà il nome. Uno degli scali più citati degli ultimi anni, spesso al centro della cronaca siciliana e nazionale. Piccolo gioiello del sistema aeroportuale? Modello di sviluppo? Niente di tutto questo e l'ultimo numero che fornisco la dice lunga: zero voli. Zero tondo. Anzi sì, uno, nel 2007, al completamento della pista, per testarla alla presenza dell'allora vice primo ministro Massimo D'Alema.

Poi più nulla. Lavori di completamento, inaugurazione nel 2010, pagamento al Comune dei canoni di occupazione del suolo pubblico per 40 anni (3,2 milioni di euro). Ma ancora zero voli. E dire che non mancano neanche i 60 Vigili del Fuoco distaccati da oltre un anno (spesi già 2,3 milioni di euro) e i due mezzi dedicati da 400mila euro l'uno, che se ne stanno pacifici in garage.

Perché tutto questo? La società di gestione non ha più soldi da investire e attende la Regione, che non ha fondi; il Governo, che ha già 3 aeroporti nell'isola e non ne vede la necessità, volta le spalle; l'Enac, che non ritiene strategico lo scalo, si tira fuori. Quindi zero.

Aperto nel 1939, l'aeroporto di Comiso negli anni ha avuto una funzione prettamente militare, con la base del 41esimo Stormo di Catania fino agli anni 70 e una parentesi di 'linea'‚ a cavallo tra gli anni 60 e 70 con i voli su Catania e Palermo operati dall'Ati. Negli anni 80 diventa di nuovo base militare Nato e una decina di anni dopo viene chiuso e smantellato. Nel 2002 arriva la delibera Cipe per il finanziamento dei lavori di riqualificazione e si riparte. Da zero. A zero.

Non so cosa darei per leggere questa storia raccontata da una penna come quella di Dino Buzzati. Allo scrittore del Deserto dei Tartari non sembrerebbe vero di avere a disposizione uno scenario reale, ma in salsa siciliana, come ambientazione della storia. E il suo solitario Drogo potrebbe vestire i panni del pompiere, pronto per splendide esercitazioni mentre scruta il cielo nell'attesa di due ali in avviciniamento.

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