Se l’esperto digital non serve. Miti da sfatare nell’era dei Big data

18/01/2019
17:26
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Digital strategist, esperti di data analysis, maghi della comunicazione profilata, informatici e sistemisti. Negli ultimi 2 anni queste figure si sono insinuate nell’industria dei viaggi, diventando protagoniste di quei discorsi volti a trovare risposte illuminate a quanti lamentino l'impossibilità di poter competere con i colossi del web. Ma è sempre vero che per portare avanti la propria impresa e restare sul mercato assumere uno di questi profili sia l’unica strada da intraprendere? Per esempio, prendendo in considerazione il segmento alberghiero, i trend di occupazione rivelano un fenomeno interessante. Le figure più ricercate rimangono, prevalentemente, quelle classiche. “Rifacendoci ai dati Excelsior UnionCamere – racconta a TTG Italia Angelo Candido, capo servizio sindacale di Federalberghi – le figure più richieste sono quelle di sala e cucina (cuochi e aiuto cuochi). Seguite da figure di livello più basso, come facchini e cameriere ai piani”. Si tratta, quindi, di profili non necessariamente altamente specializzati e non digital oriented.

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Falsi miti?
Falsi miti, dunque? Non per forza. Dipende dal tipo di impresa turistica, dalla destinazione in cui si opera, dal tipo di clientela a cui ci si rivolge e dalle dimensioni dell’azienda. “Se si tratta di un hotel di piccole dimensioni, a conduzione famigliare - fa notare Candido -, dove la parte relativa alla registrazione dei dati e delle prenotazioni è solitamente di competenza del proprietario della struttura, non è particolarmente necessaria la figura di un profilo altamente formato in strategie digitali, come può invece succedere nei grandi alberghi o nei grandi gruppi alberghieri”.

Il valore della formazione continua
Questo non vuol dire sottovalutare i cambiamenti tecnologici o la concorrenza di attori ‘nuovi’, né tanto meno le competenze. Quello di cui c’è bisogno è piuttosto un’attitudine alla formazione, per sviluppare “una capacità di lettura dei fenomeni, altrimenti si rischia di essere marginalizzati - spiega Candido -. Bisogna capire la necessità di una formazione continua”.

Il percorso da intraprendere, suggerisce Candido, può essere quello di “adattare le competenze che sono già nella struttura alle trasformazioni” e comprendere quando si ci sia il bisogno di aumentare gli strumenti conoscitivi per superare una fase di cambiamento e restare sul mercato. A. N.

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