Affitti brevi, cresce l’asset multifamily: gli investimenti e le cifre di Halldis

29/02/2024
12:55
 

Il suo ruolo all’interno del settore degli affitti brevi è destinato ad aumentare significativamente tanto che, se in Europa passerà al dal 17 al 20 per cento del totale fino a 80 miliardi di euro, in Italia è destinato a crescere da uno share del 10 a uno del 20%.

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Stiamo parlando dell’asset class multifamily, ossia gli immobili residenziali proprietà di investitori e costituiti da più appartamenti destinati totalmente alla locazione di vario tipo. Ad affermarlo è uno studio che Halldis spa, società di property management attiva nel settore degli affitti brevi e a medio termine, che sta focalizzando sempre di più la sua operatività sulla gestione degli asset multifamily, arrivati a rappresentare oltre il 30% del suo fatturato.

Asset ad alta redditività
“Il profilo di reddito del settore multifamily per il vacation rental e per la corporate hospitality - afferma Riccardo Di Carlo (nella foto), product manager di Halldis, architetto specializzato nella gestione di palazzi e asset multifunzione - attrae un'ampia gamma di investitori in quanto caratterizzato da pochi momenti di bassa redditività, grazie alla diversificazione del prodotto e alla complementarità delle offerte. Nella gestione di tali strutture, il property manager gioca un ruolo cardine agendo da collettore di diverse figure: dal building manager - addetto al coordinamento di tutti i servizi - all’asset manager, che verifica rendimenti e costi, al community manager, che favorisce il rapporto tra la proprietà e quelle attività presenti nella struttura".

I numeri europei
"Tramite partnership aziendali nei palazzi che gestiamo a Roma, Bologna, Mestre, Ostuni e Gressoney-Saint-Jean - continua Di Carlo - il rendimento delle prenotazioni è aumentato del 20%”.

Realtà ben consolidata negli Stati Uniti, l'asset multifamily sta crescendo anche in Europa, dove dovrebbe raggiungere un volume di investimenti vicino agli 80 miliardi di euro entro il 2025, con un aumento del 20% in cinque anni. In Europa al primo posto c’è il mercato tedesco con 48 miliardi di euro, il danese 7 miliardi e lo svedese 11. Il mercato italiano vale, invece, 500 milioni di euro.


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