L’Italia dell’ospitalità davanti a nuove strategie

24/10/2023
13:32
 

Confidenti in un’estate foriera di arrivi e pernottamenti boom, gli albergatori della Penisola hanno dovuto fare i conti con una realtà, il caro-vita per gli italiani. Una realtà che mette, però, al sicuro le strutture luxury, oggi in grado di scongiurare brutte sorprese.

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“Saremo già fortunati se a fine anno potremo ripagare gli incrementi dei costi strutturali – riconosce Paolo Manca, presidente Federalberghi Sardegna –, visto che, a fronte di un ritorno degli ospiti stranieri, la domanda interna si è sensibilmente contratta. Fra giugno e settembre il tasso di occupazione medio si è assestato sull’80%, contro l’85 del 2022 (ma con un calo al 50% rispetto ai primi sette mesi), riuscendo a incrementare il RevPar di uno, massimo due punti, soltanto grazie a un aumento del 6% circa dell’Adr. Quest’escamotage ha finito, tuttavia, per allontanare, nei mesi di picco estivi, il pubblico italiano, già pesantemente gravato da molteplici rincari del costo-vita nazionale”.

Per il settore ricettivo sardo, si legge su Hotelmag, ma per buona parte degli albergatori italiani, volendo allargare lo sguardo senza troppi arzigogolii, si apre una fase decisamente delicata: posto che non sarà più possibile mettere mano a un rialzo del prezzo delle camere in vista degli ultimi mesi del 2023 e del 2024, la via di resistenza potrebbe consistere in una revisione dei costi e dei servizi complessivi. In una parola, la spending review si è trasformata in una extrema ratio da adottare non solo per i conti pubblici, ma anche privati: a farne le spese potrebbero essere dunque l’offerta alberghiera per gruppi organizzati (troppo cari da gestire, qualora garantiscano soggiorni medio-lunghi), ma anche la ristorazione interna degli hotel (eventualmente sacrificabile a favore di quella esterna), arrivando a una ricontrattualizzazione dei servizi di manutenzione o di portineria.


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