Super Green pass,
la questione turismo

24/11/2021
08:10
 

L’obiettivo è di evitare nuovi lockdown, come quelli a cui sono costretti in queste ore venti comuni dell’Alto Adige. Lo strumento, dicono le Regioni, non può essere altro che il cosiddetto super Green pass, il documento valido solo per chi è vaccinato o guarito dall’infezione da Covid-19 e che quindi, di conseguenza, non si può più ottenere con il risultato negativo del tampone.

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La direzione di marcia prevede di premiare in questo modo gli immunizzati, che avrebbero accesso a ristoranti, locali, eventi e manifestazioni culturali e sportive, mentre il tampone negativo potrebbe restare valido solo per andare al lavoro e usufruire di servizi essenziali.

Il paradosso italiano
Numerosi sono, tuttavia, i nodi ancora da sciogliere, tra cui quello relativo ai turisti stranieri in Italia. Come comportarsi con i visitatori provenienti dagli Stati membri dell’Ue? La normativa, spiega Il Sole 24 Ore, stabilisce che il pass Ue - ottenibile con certificato di vaccinazione, guarigione ma anche con tampone negativo - è accettato da tutti gli Stati membri e consente “in linea di principio di essere esonerato dalle restrizioni alla libera circolazione”. Adottando, dunque, il super Green pass si potrebbe arrivare al paradosso per cui un italiano non può entrare in un ristorante o in un locale, mentre invece un francese o uno spagnolo sì.

Sul sito dell’Ue si legge, infatti, che gli Stati membri dovranno astenersi dall’imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di un certificato Covid digitale dell’Ue, “a meno che esse non siano necessarie e proporzionate per tutela della salute pubblica” e, in tal caso, gli Stati devono “informare la Commissione e tutti gli altri membri e giustificare tale decisione”.

Il nodo della privacy
Non irrilevante, poi, la questione della privacy: con questo tipo di Green pass, infatti, anche soggetti non legittimati a farlo potrebbero venire a conoscenza dei dati sanitari degli interessati, dal momento che il documento metterebbe nero su bianco se il cittadino è vaccinato o guarito, oppure se ha fatto solo un tampone. Inoltre il documento così modificato potrebbe risultare inutile in caso di passaggio di una regione in zona gialla, o ancora peggio arancione o rossa. Infatti in questo frangente le misure di contenimento del virus scatterebbero per tutti i cittadini, in quanto anche i vaccinati possono contagiarsi - sebbene con una carica virale decisamente minore rispetto ai non immunizzati - e trasmettere il Covid-19.

Il doppio binario
Resta comunque il fatto che il super Green pass potrebbe essere oggetto di ricorsi, costituendo un doppio binario per vaccinati e non vaccinati e discriminando questi ultimi. A questo proposito, scrive ancora Il Sole 24 Ore, il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli sottolinea: “Mi pare un rimedio difficilmente praticabile e, dal punto di vista normativo, molto rischioso come possibilità di giustificazione dei singoli divieti”.

A questo punto, si chiede lui e ci chiediamo anche noi, non sarebbe meglio imporre la vaccinazione? “Se la situazione - conclude Mirabelli - è così vincolante per cui i non vaccinati non possono compiere una parte molto consistente della loro attività, della loro vita lavorativa o di relazione, allora questo giustificherebbe l’imposizione di un obbligo di vaccinazione, non una sorta di lazzaretto domestico”.
Stefania Galvan


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