Overtourism, diverse le soluzioni
Da Venezia alle Cinque Terre

di Amina D'Addario
14/02/2024
08:19
 
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Roma, Venezia, Firenze, ma anche aree di interesse naturalistico come il Parco delle Cinque Terre. In Italia sono decine le destinazioni che soffrono di overtourism e che oggi sono alla ricerca di soluzioni per gestire flussi turistici eccessivi e limitarne l’impatto sul territorio. Un fenomeno in continuo aumento, al centro dell’evento organizzato a Roma da Parco Nazionale delle Cinque Terre in collaborazione con la rappresentanza in Italia della Commissione europea e con l’Ufficio in Italia del Parlamento europeo.

“Nel nostro caso - sottolinea la presidente Parco Nazionale Cinque Terre, Donatella Bianchi -, parliamo di un fenomeno circoscritto in alcune giornate, con milioni di persone che si concentrano in appena il 3% della superficie del parco. Non vogliamo meno turisti, ma vogliamo gestirli in maniera sostenibile, rendendo fruibile non solo la Via dell’Amore, che riapriremo quest’anno, ma tutti i 130 chilometri di sentieri del parco”.

Auspica una gestione “sempre più scientifica” dei flussi turistici il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti: “Bisogna lavorare sulle tariffe stagionali, con i t.o., programmare e migliorare le infrastrutture, dai parcheggi alle stazioni. Un lavoro che richiede la collaborazione di tutti gli enti".

Ad accendere i riflettori sulle misure adottate da Venezia, la prima grande città italiana a introdurre un ticket di ingresso, è invece l’assessore al Turismo, Simone Venturini: “Siamo partiti lanciando una campagna in cui non chiediamo più di venire a Venezia, ma di scoprire l’artigianato, la pesca, la Venezia lenta. Abbiamo poi bloccato la trasformazione dei palazzi in alberghi, e a partire dal 25 aprile sperimenteremo la prenotazione obbligatoria agganciata al contributo d’accesso. È  un tentativo di gestire il turista non quando è già arrivato, ma prima che arrivi”.

Ma che gli strumenti a disposizione dei sindaci siano limitati è invece l’opinione del sindaco di Firenze, Dario Nardella: “Le città d’arte subiscono gli effetti di una deregulation alla quale non è mai stato contrapposto un modello risolutivo. C’è invece bisogno di regole chiare che diano alle amministrazioni locali più poteri per limitare e pianificare”.


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