L’azzardo di Milei: vendere Aerolíneas Argentinas ai dipendenti

22/01/2024
11:43
 

Lo Stato argentino vuole vendere Aerolíneas Argentinas agli stessi dipendenti del vettore. Allo stato attuale il 100% della compagnia è nelle mani dello Stato e l’ipotesi di cederla ai piloti e al personale di bordo e di terra è inclusa nel decreto di emergenza nazionale promulgato dal nuovo presidente argentino Javier Milei il 20 dicembre scorso in seguito a una delle più gravi crisi economiche del Paese.

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Un modello di proprietà partecipata
Come spiega La Repubblica l’obiettivo del decreto di Milei è autorizzare adesso la vendita ‘totale o parziale’ ai dipendenti, prefigurando un modello di ‘proprietà partecipata’.

La cessione riguarderà sia la compagnia, sia le sue aziende controllate o incorporate: la compagnia regionale Austral, la compagnia per il trasporto merci JetPaq, la società interna per la manutenzione e anche Optar, una sorta di superagenzia turistica che emette i biglietti a prezzo calmierato per i lavoratori dello Stato.

Miliardi di aiuti statali
Dal 2008, anno della nazionalizzazione, e fino al 2022il vettore ha beneficiato di aiuti statali per 7,9 miliardi dollari, nei calcoli del quotidiano El Clarín, riportati da La Repubblica. A inizio dicembre 2023 il vettore ha diffuso una proiezione sui conti del 2023 annunciando un utile di 32 milioni di dollari. Sempre El Clarín dà però voce a un esperto di aviazione secondo il quale Aerolíneas Argentinas avrà comunque bisogno di trasferimenti statali per 200 milioni di dollari, se vuole mantenere una piena operatività nel primo trimestre 2024.
I dipendenti sono in tutto 11.954, di cui 11.683 concentrati nella sola Argentina e16 in Italia.

Una mossa, quella del presidente, che potrebbe apparire azzardata in un Paese la cui situazione, a detta dello lo stesso decreto presidenziale è al limite dell’incredibile. I salari reali degli argentini sono pari a circa 300 dollari al mese. E simili retribuzioni relegano il 45% delle persone in una condizione di povertà e il 10%, nella piena indigenza. In sostanza - si legge nel decreto - “venti milioni di argentini non hanno accesso a una vita dignitosa” e “sei milioni di minori” - che non frequentano regolarmente la scuola - soffrono la fame.


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