Nell’anno che sta per concludersi è stato il viola – precisamente il Radiant Orchid -; nel 2013 era invece il Verde Smeraldo, e nel 2012 il Tangerine Tango comunemente detto arancione. Stiamo parlando del ‘colore d’anno’, cioè di quella sfumatura cromatica annualmente indicata dal Pantone Color Institute per le più diverse espressioni e applicazioni nel campo del design e della comunicazione. Sul mercato dal 1963, questa azienda individua ogni 12 mesi la tinta regina dei due semestri successivi, e per il 2015 ci segnala che la nouance eletta è il Marsala, Pantone 18-1438.
Si passa così dal Radiant Orchid, reputato magico, enigmatico e al contempo generatore di creatività e innovazione a un colore dalla natura più pacata che, secondo le previsioni di Leatrice Eiseman, executive director of the Pantone Color Institute, avrebbe il potere di arricchire mente, corpo e anima, dare calore agli spazi abitativi, favorire la conversazione e – last but not least - conferire una connotazione di eleganza ai materiali informativi e promozionali delle aziende.
La signora spiega tutto questo in una videointervista realizzata in una stanza rigorosamente “marsala painted”, in tono forse eccessivamente sussiegoso e teatrale. Ma ci ricorda un dettaglio importante: che i colori con cui vestiamo i muri dei nostri spazi di accoglienza oppure le brochure e i materiali per l’immagine coordinata della nostra azienda non devono essere frutto del puro gusto personale. Perché non è ciò che piace a noi a fare tendenza, ma gli umori che sono nell’aria. E poco importa se non incontrano il nostro gradimento: per essere in sintonia con i trend di domanda, bisogna giocoforza prenderne atto.
Frivolezze? Michel Pastoreau, storico, antropologo e maggiore specialista mondiale dei colori e dei loro significati simbolici, lo esclude spiegandoci che il tema è invece molto più serio di quanto si supponga. “Tutto - sostiene nei suoi numerosi libri dedicati alla materia - è regolato dal codice segreto dei colori. La loro storia racconta infatti l’evoluzione delle mentalità, degli usi e delle società, intrecciando arte, politica, religione, psicologia e sociologia”. E il fatto interessante è che, se affrontiamo l’argomento con superficialità, rischiamo di colorare la nostra comunicazione con tinte non solo inefficaci ma che addirittura negano, ribaltano o, quanto meno, indeboliscono il messaggio scritto o narrato. “I colori – avverte infatti Pastoreau – veicolano tabù e pregiudizi ai quali obbediamo senza rendercene conto. Possiedono significati nascosti che influenzano il nostro ambiente, i nostri comportamenti, il nostro immaginario. E persino il nostro linguaggio”. In vista del nuovo anno, si alzino dunque i calici, e a tutti vadano i migliori Auguri di un meraviglioso 2015 al Marsala!